sabato 7 dicembre 2013

Cannibalism

CANNIBALISM

Autore: ~Zewik.
 

AVVISO: QUESTA ONE SHOT NON È CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO SENSIBILE.
CONTIENE MATERIALI VIOLENTI E/O ESPLICITI.

Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale.
Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza.
Rating: ROSSO.
Completa: sì.

Un respiro. Un altro.
Sono ancora vivo o sto solo respirando?
Brandello a brandello è come se sentissi la mia anima sfaldarsi, cadere in pezzi, ad ogni brano di carne che strappo dall'osso.
Si può considerare cannibalismo? So già la risposta: no. Perché appartengo a tante razze, quindi a nessuna. Non potrei mai, mai essere cannibale.
Muovo le dita dei piedi immerse nel vermiglio, sono viscose, scivolano le une sulle altre ma fanno attrito, non è sangue puro, il sangue puro è impossibile da ottenere. Sollevo una mano e osservo i rivoli rosso cupo scivolare sul polso, sul braccio, riempirmi l'incavo del gomito che schiocca nel piegare il braccio sul ginocchio.
L'odore era ciò che più mi esaltava, ma ora ce n'è troppo, davvero troppo. Mi sento prendere alla gola dall'odore metallico e salato del sangue, il metallo sfuma nel sale, davvero il sangue è salato. Mi lecco un dito, osservo il suo pallore in quel mare di rosso cupo. È semplicemente.. poetico.
Intendo, il sangue sulla neve, macchie rosse sul bianco, è facile da ottenere. Ma provare a fare macchie bianche sul rosso. Impossibile.
Qualcosa s'incrina nei miei pensieri quando sento un singhiozzo. Sospiro e mi volto, la afferro per i capelli, si leva un urlo.
I miei occhi, viola ed innaturali per un umano, incontrano i suoi semplicemente marroni, nemmeno color nocciola, proprio di un marrone noioso e umano, animale. La fisso negli occhi e lei singhiozza, piange, il suo viso è deformato dalla disperazione, dal terrore. Lascio che il mio viso assuma un'espressione compassionevole e lei si rasserena appena, piagnucola.
-Ti pre-ego..- sussurra, o ci tenta. La sua voce ha la stessa intensità di un trapano elettrico, arriccio il naso infastidito e chiudo gli occhi, sbattendole la testa sul bordo della vasca. Il cranio si rompe come un guscio d'uovo, mi sento troppo forte e capisco per la prima volta cosa voglia dire 'essere nutrito'.
Per essere 'abbandonato' da ben sette anni, questo mio appartamento di New York è davvero ben tenuto. La vasca era solo impolverata, come tutto il resto dopotutto. La polvere è un qualcosa che stimo tanto, ricopre ogni cosa, non importa quanto tu ti ci metta d'impegno per toglierla.
Il bagno è la mia base operativa, oggi.
Ci sono cinque cadaveri ora, in questa stanza. Compresa questa poco più che bambina di cui ho ancora i capelli biondi fra le mani. Affondo le dita nel suo cervello, quello che probabilmente non ha mai funzionato, e mi rigiro fra le dita qualche filamento gelatinoso di materia grigia, ammirandolo con le labbra dischiuse. È spettacolare, quasi artistico. Ma il cervello umano non ha granché sapore, così mi sciacquo nella vasca ricolma di sangue, impassibile, e mi lecco le dita, ancora, è così buono, dannazione. Se solo non mi trattenessi lo berrei, ancora e ancora, svuoterei la vasca.
Rifletto un attimo, fisso il viso colmo di cervella e sangue della ragazzina che ho appena ucciso. Quanti anni può avere? Dodici?
Un sorriso mi sorge spontaneo.
È piccola. Aveva tutta la vita davanti a sé. Tutta quella vita.. ora andrà a me. La trascino con me nella vasca, è completamente svestita, dopotutto è ingiusto sprecare tanto sangue che si imprime nei vestiti, troppa roba sprecata.
Sto giocando.
Si nota? Sto giocando.
Mordo il collo morbido della ragazzina, è poco più che una bambina, è bruttina ma forse da adolescente sarebbe fiorita. Nessuno può saperlo.
È buona. In un certo senso, dolce. La sua pelle sa di pergamena e pesche, è un'accoppiata insolita, non l'ho mai incontrata, un po' mi disturba. Non per le pesche. È che la pergamena stona, è amaro come sapore. Arriccio le labbra e le strappo muscoli, vene, i capillari mi si infilano fra i denti, a volte è fastidioso ma ora li accolgo come una liberazione, lei è l'ultima, per oggi è l'ultima, per stavolta basta.
Per una mezz'oretta la spolpo, mischio il suo sangue e le sue interiora nella vasca, trabocca, sento le gocce tintinnare sulle piastrelle del bagno, lambire le ossa e i brani di carne che ho lasciato degli altri ragazzini, sì, sono tutti ragazzini le mie vittime di oggi. Carni giovani, tenere, allenate e non impigrite dagli anni, pelli tese ed elastiche, polmoni rosa ed allenati, stomaci poco rovinati, fegati puri.
È così piacevole. Mi immergo totalmente nella vasca, sento che ancora trabocca, le mie mani sono le uniche a muoversi, buttando fuori dalla vasca le ossa rimaste della ragazzina. Sento delle budella lambirmi le dita e le afferro, e strappo coi denti, ma ingoio sangue, ancora, sento un bruciore in petto e una soddisfazione crescente, è qualcosa.. qualcosa che non ha nulla a che fare con il sesso, è fame, solo fame.
Bevo. Ancora. Mi riempio la pancia, fino a scoppiare, e ci vuole poco, troppo poco. Sorrido, mi tiro su a sedere anche se scivolo sul fondo, il sangue è viscoso. Mi tiro su in piedi, mi sento benissimo, non mi sono mai sentito meglio.
Ma mi viene in mente mia moglie, mi si incrina un attimo il benessere. Avrà sentito tutto attraverso quel collegamento che siamo certi di avere, no? Mi sento meschino, d'un tratto. Ma non l'ha detto lei, che non devo trattenermi? Allargo le braccia. Questo è ciò di cui sono capace. Ho fame. Sono un mangia-uomini, come mi definirebbe uno del piccolo popolo. Solo per questo, avrei la stima delle fatine.
Io sono un mangia-uomini, ora, e lo sono sempre stato.
E non me ne vergogno quanto dovrei.

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