Non avevo un tema preciso. Buttavo giù quello che l'estro mi diceva di scrivere.
Non sono nemmeno grandi cose: qualche parola buttata qua e là, ma che vorrei comunque condividere con voi.
Non sono delle poesie.
Buona lettura!
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Siamo occhi. Siamo respiri. Siamo un bacio.
Buio.
Sogno attimi che mai vivrò.
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E' mattina.
L'immagine del tuo volto appare
sfocato dietro il vetro appannato dal vapore della doccia.
Il tuo viso è scarno. Le tue dita
toccano leggere le tue guance. Senti ancora i suoi piccoli morsi e i suoi
pizzichi. Adorava quelle appendici che tu, invece, non hai mai sopportato.
Fissi i tuoi occhi, ancora rossi
dopo aver lasciato scorrere le tue lacrime del mattino nello scarico della
doccia. Sotto quel castano chiaro che ha raccolto i raggi della sua luce,
marcano i contorni due macchie scure, simili a sorrisi di una luna nera.
Luna.
Quegli occhi erano i suoi Occhi di
Luna. Quanto tempo ha passato a raccogliere i tuoi sguardi? Quanto tempo è
passato dall'ultima volta che i tuoi occhi l'hanno visto suonare alla tua
porta? Asciughi l'ennesima lacrima. Ormai sei stanca. Non hai più voglia di
lottare.
Sei come un corpo morto che si
lascia trascinare dalla corrente.
Ti sei innamorata di un bastardo.
Questo non lo neghi. Di un fottutissimo bastardo!
Cerchi nella memoria tutti quei
momenti in cui hai toccato il suo viso, il suo corpo. Li cerchi e scopri di
averli ancora vividi nella tua memoria.
Quel petto su cui hai dormito
nelle notti chiare e umide dell'estate. Quel profumo di mare sulla sua pelle,
dopo aver fatto l'amore sotto le stelle.
Quelle mani che ti stringevano le
spalle, mentre una parte di te moriva durante il funerale della tua cara amica.
La sua camicia nera era zuppa delle tue lacrime, ma lui era lì. Teneva salda la
tua anima e la cullava oltre il palpabile dolore.
Aveva lasciato che i tuoi pugni di
rabbia e disperazione gli gonfiassero un labbro, perché aveva capito che in
quel momento avevi bisogno di reagire, avevi bisogno di bruciare quella rabbia
nelle vene.
Era stata la sua mano poggiata sul
tuo viso a fermare la furia.
Ora quella mano non c'è. Ora che
ti servirebbe avere lui al tuo fianco se n'è andato. Se n'è andato quasi senza
un perché, solo come i veri bastardi sanno fare.
La tua rabbia iniziale ha lasciato
spazio alla disperazione e poi all'apatia.
Il pensiero è fisso, come i tuoi
occhi. Occhi. I suoi Occhi di Luna non esistono più.
Tocchi i tuoi lineamenti sul
freddo riflettente dello specchio.
Ti volti le spalle, lasciando i
frammenti di vetro dentro il lavandino; macchiati di quel sangue che pensavi
non avere più, perché il tuo cuore non batte più.
Guardi le tue nocche come se
guardassi un pezzo anatomico al museo delle cere. Pelle, carne, sangue e
schegge di vetro. Quasi non senti il bruciore della tua mano.
Nulla t'interessa più. Lui se n'è
andato.
La tua vita se n'è andata.
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Non ricordi l'ultima volta in cui
ridere non sia stato il riflesso della felicità. Non hai idea dell'ultima volta
in cui una voce sapeva farti vibrare l'anima.
Non ricordi nemmeno più quella
voce.
Non ricordi nemmeno più
quell'ultima volta in cui ti ha strappata da te stessa. E giù, giù, ancora più
giù.... sola e spenta come l'ultima stella caduta tra i più comuni sassi di una
pietraia in mezzo al nulla.
Schiava delle sue ultime parole.
Schiava di brividi promessi e non mantenuti. Schiava di un Amore ch'è stato un
volo tra i rovi.
Tiri i tuoi biondi capelli morbidi
dietro le orecchie. Appesi hai quei piccoli orecchini che ti piacciono tanto.
Sorridi per la loro tenerezza, mentre asciughi una piccola ciocca dalle tue
nuove lacrime.
Guardi l'orologio. E' tardi. Le
amiche ti hanno invitata fuori. Non sai se hai voglia.
Il tuo enorme peluche si posa
tenero sul letto. Potresti passare la notte a parlare con lui, fedele e
paziente soccorritore di rabbia e lacrime. Lui che ti abbraccia quando, stanca
dei pensieri, ti addormenti sfinita.
Ti alzi dalla sedia per spostarti
sul letto. Ti ci butti sopra, quasi come un automa. Vorresti il suo corpo lì.
Vorresti le sue parole. Vorresti lui, non la pelle sintetica della tua
tartaruga gigante.
Vibra il tuo cellulare sulla scrivania,
dove l'hai lasciato.
E' ora di uscire. E' ora di
lasciare dietro le spalle quel letto di sogni.
Ti volti un'ultima volta, prima di
spegnere la luce. Ti sembra che vicino all'orma del tuo corpo sul letto, ci
sia, distinta, anche quella di lui.
"Riposa nei tuoi sogni e
riempiti di polvere nei miei pensieri".
La musica si sente già da una
grande distanza. Le lacrime le hai lasciate nel buio dei tuoi segreti e lì
resteranno.
... almeno fino a quando non sarà
un altro amore a parlarti.
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Quando sei bambino pensi che
l'orco delle favole abbia un corpo e un volto, abbia una sua materialità, un
suo modo per evitarlo. Quando sei grande, scopri che l'orco cattivo non ha né
gambe, né volto: ti rincorre, ti acchiappa, ti sbrana; è la sua immaterialità
che t'impaurisce ancora di più: non puoi afferrarlo, non puoi nasconderti.
Ma nella notte anche la luce della
Luna può salvarti.
Sfiora il cielo con gli occhi,
uomo, in attesa che compaia la Luna.
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E' nell'aria il tuo profumo; sono
nel cielo i tuoi occhi. Sei ovunque e non ci sei.
Ragazza che vieni dal vento,
lascia che il tuo cuore riposi tra le mie braccia, che i tuoi occhi si chiudano
piano nella notte tra le stelle.
E se il nero coprisse le tue
spalle e se la tempesta scompigliasse i tuoi capelli, lascia che siano le mie
dita a coccolare il tuo splendore; lascia che siano le mie braccia a strappar
via la paura.
E tu sei là, dietro quel sorriso,
nascosta sotto un cappello.
Sei là e ti aspetto.
Perché voglio nutrirmi di
solitudine e morire tra le tue braccia.
Ti aspetto nella nebbia della
sera, nel mio sospiro alle luci dell'alba, nel mio sorriso nel caldo sole del
mattino.
Ti attendo, ma sarò un seme nel
deserto: aspetta l'acqua senza poterne mai vedere il riflesso.
Ti aspetto, Acqua della mia vita,
anche se nei tuoi occhi non mi specchierò mai.
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Il vento freddo spazza la strada,
mentre le nuvole corrono veloci per coprire la luce di questa Luna piena.
Vado senza meta.. non m'importa
dove vado, m'importa che ci sia tu nella mia mente.
Sorrido alla luna, velata di
cobalto.
Sento ancora il tuo profumo, dolce
sinfonia che penetra come un ago. Sei tu, soltanto tu.
I tuoi occhi, i tuoi capelli, le
tue mani...
Corre la mia fantasia tra le vie
deserte. Ti vedo bambina, sposa, amante, passione e contraddizione.
Mi vesto e mi rispoglio di te,
insaziabile della tua luce e del calore della tua pelle.
Il mio respiro condensa la tua
immagine e svanisce al soffio gelido della solitudine.
Ci sei tu davanti ai miei occhi
chiusi, ma nessuno davanti alla mia porta.
Ti aspetto, amore, tra le nuvole
di cobalto che rubano la luce alla Luna.
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Inquietudine.
Striscia
piano, come nebbia s'incunea negli angoli più bui sollevando macigni e
sgretolandoli al suono d'innocue parole.
Ciò che resta
è polvere.
I tuoi arti
restano immobili, nella fissità dell'attimo che deve ancora venire.
Inquietudine.
I tuoi occhi
ti mostrano una realtà liquida, evanescente. Le tue dita riescono ad imprigionare
poche tracce di umidità.
Il vento
dell'incertezza spira vorticoso: l'impeto dell'invisibile aria, si scaglia tra
la violenza dei tuoi pensieri. Ora è brezza; ora è bora.
Resisterai?
Stai saldo
sui tuoi piedi, non è il momento di volare. Un respiro e inizia la tua corsa
contro il vento.
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