martedì 10 dicembre 2013

Pensieri

Tempo fa avevo una pagina tutta mia, in cui scrivevo alcune note accompagnate da immagini che ora ho perso e non saprei dove ritrovare. 
Non avevo un tema preciso. Buttavo giù quello che l'estro mi diceva di scrivere. 
Non sono nemmeno grandi cose: qualche parola buttata qua e là, ma che vorrei comunque condividere con voi. 
Non sono delle poesie.
Buona lettura! 
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Luce. 

Un tuo abbraccio mi stringe forte, la tua testa si fonde col mio petto, le mie mani ti stringono i fianchi,
quasi come se tu dovessi scappare via. Il profumo dei tuoi capelli mi ricorda il tuo sorriso. Non so perché.
Non ho la capacità di separare ogni sensazione che mi dai.
Sollevi piano gli occhi.
Non ricordo nemmeno chi sei, chi siamo.
Siamo occhi. Siamo respiri. Siamo un bacio.

Buio.
Sogno attimi che mai vivrò.
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Chissà se mi pensi ogni tanto. Posso chiederti se sfumo in qualche tuo pensiero della notte? Se per caso hai mai creduto di avermi davanti quando stringi la mano ad un ragazzo che hai appena conosciuto? Se hai pensato di voler far l'amore con qualcuno con la disperazione di chi vuole dimenticare? 
Chissà se mi hai visto mentre guardavi un ragazzo di spalle, fermo davanti ad un'edicola; oppure hai visto il mio profilo dentro un'auto, mentre aspettavi che scattasse il verde, prima dell'ennesima noiosa giornata di lavoro.  
Chissà se mi cerchi nelle sue labbra, nei suoi occhi, tra le sue mani o aspetti con ansia che da quella porta, prima o poi, vedrai spuntare il mio faccione e il mio sorriso.
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E' mattina.

L'immagine del tuo volto appare sfocato dietro il vetro appannato dal vapore della doccia.

Il tuo viso è scarno. Le tue dita toccano leggere le tue guance. Senti ancora i suoi piccoli morsi e i suoi pizzichi. Adorava quelle appendici che tu, invece, non hai mai sopportato.

Fissi i tuoi occhi, ancora rossi dopo aver lasciato scorrere le tue lacrime del mattino nello scarico della doccia. Sotto quel castano chiaro che ha raccolto i raggi della sua luce, marcano i contorni due macchie scure, simili a sorrisi di una luna nera.

Luna.

Quegli occhi erano i suoi Occhi di Luna. Quanto tempo ha passato a raccogliere i tuoi sguardi? Quanto tempo è passato dall'ultima volta che i tuoi occhi l'hanno visto suonare alla tua porta? Asciughi l'ennesima lacrima. Ormai sei stanca. Non hai più voglia di lottare.

Sei come un corpo morto che si lascia trascinare dalla corrente.



Ti sei innamorata di un bastardo. Questo non lo neghi. Di un fottutissimo bastardo!

Cerchi nella memoria tutti quei momenti in cui hai toccato il suo viso, il suo corpo. Li cerchi e scopri di averli ancora vividi nella tua memoria.

Quel petto su cui hai dormito nelle notti chiare e umide dell'estate. Quel profumo di mare sulla sua pelle, dopo aver fatto l'amore sotto le stelle.

Quelle mani che ti stringevano le spalle, mentre una parte di te moriva durante il funerale della tua cara amica. La sua camicia nera era zuppa delle tue lacrime, ma lui era lì. Teneva salda la tua anima e la cullava oltre il palpabile dolore.

Aveva lasciato che i tuoi pugni di rabbia e disperazione gli gonfiassero un labbro, perché aveva capito che in quel momento avevi bisogno di reagire, avevi bisogno di bruciare quella rabbia nelle vene.

Era stata la sua mano poggiata sul tuo viso a fermare la furia.



Ora quella mano non c'è. Ora che ti servirebbe avere lui al tuo fianco se n'è andato. Se n'è andato quasi senza un perché, solo come i veri bastardi sanno fare.

La tua rabbia iniziale ha lasciato spazio alla disperazione e poi all'apatia.

Il pensiero è fisso, come i tuoi occhi. Occhi. I suoi Occhi di Luna non esistono più.

Tocchi i tuoi lineamenti sul freddo riflettente dello specchio.



Ti volti le spalle, lasciando i frammenti di vetro dentro il lavandino; macchiati di quel sangue che pensavi non avere più, perché il tuo cuore non batte più.

Guardi le tue nocche come se guardassi un pezzo anatomico al museo delle cere. Pelle, carne, sangue e schegge di vetro. Quasi non senti il bruciore della tua mano.

Nulla t'interessa più. Lui se n'è andato.

La tua vita se n'è andata.
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Non ricordi l'ultima volta in cui ridere non sia stato il riflesso della felicità. Non hai idea dell'ultima volta in cui una voce sapeva farti vibrare l'anima.
Non ricordi nemmeno più quella voce.

Non ricordi nemmeno più quell'ultima volta in cui ti ha strappata da te stessa. E giù, giù, ancora più giù.... sola e spenta come l'ultima stella caduta tra i più comuni sassi di una pietraia in mezzo al nulla.

Schiava delle sue ultime parole. Schiava di brividi promessi e non mantenuti. Schiava di un Amore ch'è stato un volo tra i rovi.



Tiri i tuoi biondi capelli morbidi dietro le orecchie. Appesi hai quei piccoli orecchini che ti piacciono tanto. Sorridi per la loro tenerezza, mentre asciughi una piccola ciocca dalle tue nuove lacrime.

Guardi l'orologio. E' tardi. Le amiche ti hanno invitata fuori. Non sai se hai voglia.

Il tuo enorme peluche si posa tenero sul letto. Potresti passare la notte a parlare con lui, fedele e paziente soccorritore di rabbia e lacrime. Lui che ti abbraccia quando, stanca dei pensieri, ti addormenti sfinita.

Ti alzi dalla sedia per spostarti sul letto. Ti ci butti sopra, quasi come un automa. Vorresti il suo corpo lì. Vorresti le sue parole. Vorresti lui, non la pelle sintetica della tua tartaruga gigante.

Vibra il tuo cellulare sulla scrivania, dove l'hai lasciato.

E' ora di uscire. E' ora di lasciare dietro le spalle quel letto di sogni.

Ti volti un'ultima volta, prima di spegnere la luce. Ti sembra che vicino all'orma del tuo corpo sul letto, ci sia, distinta, anche quella di lui.

"Riposa nei tuoi sogni e riempiti di polvere nei miei pensieri".



La musica si sente già da una grande distanza. Le lacrime le hai lasciate nel buio dei tuoi segreti e lì resteranno.



... almeno fino a quando non sarà un altro amore a parlarti.
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Quando sei bambino pensi che l'orco delle favole abbia un corpo e un volto, abbia una sua materialità, un suo modo per evitarlo. Quando sei grande, scopri che l'orco cattivo non ha né gambe, né volto: ti rincorre, ti acchiappa, ti sbrana; è la sua immaterialità che t'impaurisce ancora di più: non puoi afferrarlo, non puoi nasconderti.



Ma nella notte anche la luce della Luna può salvarti.

Sfiora il cielo con gli occhi, uomo, in attesa che compaia la Luna.
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E' nell'aria il tuo profumo; sono nel cielo i tuoi occhi. Sei ovunque e non ci sei.

Ragazza che vieni dal vento, lascia che il tuo cuore riposi tra le mie braccia, che i tuoi occhi si chiudano piano nella notte tra le stelle.
E se il nero coprisse le tue spalle e se la tempesta scompigliasse i tuoi capelli, lascia che siano le mie dita a coccolare il tuo splendore; lascia che siano le mie braccia a strappar via la paura.
E tu sei là, dietro quel sorriso, nascosta sotto un cappello.
Sei là e ti aspetto.
Perché voglio nutrirmi di solitudine e morire tra le tue braccia.
Ti aspetto nella nebbia della sera, nel mio sospiro alle luci dell'alba, nel mio sorriso nel caldo sole del mattino.
Ti attendo, ma sarò un seme nel deserto: aspetta l'acqua senza poterne mai vedere il riflesso.
Ti aspetto, Acqua della mia vita, anche se nei tuoi occhi non mi specchierò mai.
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Il vento freddo spazza la strada, mentre le nuvole corrono veloci per coprire la luce di questa Luna piena.

Vado senza meta.. non m'importa dove vado, m'importa che ci sia tu nella mia mente.

Sorrido alla luna, velata di cobalto.

Sento ancora il tuo profumo, dolce sinfonia che penetra come un ago. Sei tu, soltanto tu.

I tuoi occhi, i tuoi capelli, le tue mani...

Corre la mia fantasia tra le vie deserte. Ti vedo bambina, sposa, amante, passione e contraddizione.

Mi vesto e mi rispoglio di te, insaziabile della tua luce e del calore della tua pelle.

Il mio respiro condensa la tua immagine e svanisce al soffio gelido della solitudine.

Ci sei tu davanti ai miei occhi chiusi, ma nessuno davanti alla mia porta.

Ti aspetto, amore, tra le nuvole di cobalto che rubano la luce alla Luna.
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Inquietudine.

Striscia piano, come nebbia s'incunea negli angoli più bui sollevando macigni e sgretolandoli al suono d'innocue parole.

Ciò che resta è polvere.
I tuoi arti restano immobili, nella fissità dell'attimo che deve ancora venire. Inquietudine.
I tuoi occhi ti mostrano una realtà liquida, evanescente. Le tue dita riescono ad imprigionare poche tracce di umidità.
Il vento dell'incertezza spira vorticoso: l'impeto dell'invisibile aria, si scaglia tra la violenza dei tuoi pensieri. Ora è brezza; ora è bora.
Resisterai?
Stai saldo sui tuoi piedi, non è il momento di volare. Un respiro e inizia la tua corsa contro il vento.

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